Il sogno scudetto della Roma svanì in una serata di fine aprile, contro il muro Storari. E con il francese disperato a fine partita.
Ci sono giorni che un tifoso vorrebbe cancellare dal calendario. Quelli della Roma desidererebbero dimenticare il 25 aprile 2010. Una data che provoca ancora brividi lungo la schiena del popolo giallorosso.
Roma-Sampdoria 1-2, una partita come tante altre all’inizio della stagione 2009/10: con una grande rivalità, nemmeno un impegno sulla carta proibitivo, sebbene quella fosse la squadra di Cassano e Pazzini che arrivò ai preliminari di Champions League. Prima. Dalle 23 di quella sera, la concretizzazione di un vero incubo. Culminato nelle lacrime di Philippe Mexès, quella sera una riserva. Un duro, che si è sciolto nella commozione di un sogno svanito. Quello di cucirsi sul pezzo il secondo scudetto in 10 anni.
Due settimane prima, il pareggio dell’Inter a Firenze e la contemporanea viittoria della Roma contro l’Atalanta aveva portato Totti e compagni in vetta. Una squadra partita con due sconfitte, con l’addio di Spalletti alla seconda giornata e l’arrivo di Claudio Ranieri. Una squadra che dopo 11 giornate si trovava al 14° posto. Che guardava dal basso verso l’alto l’Inter di Mourinho che a fine anno avrebbe chiuso lo storico Triplete. A Roma in pochi, pochissimi credevano in una rimonta così. Eppure, a 360 minuti dal termine, i giallorossi erano pienamente padroni del proprio destino. +1 sui nerazzurri.
Mexès quella partita la guardò dalla panchina. La coppia centrale composta da Juan e Burdisso offriva solidità e qualità. L’ex difensore dell’Auxerre non era mai andato così vicino alla conquista di un campionato. Aveva vinto coppe nazionali, supercoppe. E non ne avrebbe più vinti nemmeno nel corso della sua carriera. Alla panchina ci stava facendo l’abitudine. Il suo attaccamento alla maglia e il suo legame con l’ambiente non erano minati da un contratto in scadenza a giugno 2011, che non sarebbe mai stato rinnovato. Chissà, forse anche per quel sogno svanito in una notte, quella dell’Olimpico, contro la Sampdoria.
“Nel primo tempo vincevamo e sbagliammo diversi goal: se fosse finita 3-0 non ci sarebbe stato niente da dire – ha raccontato Ranieri in seguito a ‘Sky Sport’ – Poi ci sono state due invenzioni di Cassano per Pazzini. Doveva andare così. C’era grande euforia. Nel primo tempo avevamo avuto 4 occasioni per chiuderla, poi ci fu il doppio gol che ci tagliò le gambe”.
Dopo 14 minuti il goal di Totti aveva già messo in discesa la partita della Roma. Sembrava un tiro al bersaglio, con Marco Storari tra i pali a inanellare una serie sbalorditiva di parate sui tentativi della squadra di Ranieri. Danno e beffa. La doppietta di Pazzini nel secondo tempo, goal numero 16 e 17 della sua stagione. Minuto 52 e minuto 85. Con la complicità di un ex mai dimenticato come Antonio Cassano e di un altro ex invece finito nel dimenticatoio (per i suoi mesi non memorabili) come Luigi Delneri. 1-2. Assalti disperati nel recupero, mentre in panchina Philippe Mexès guarda abbattuto, con le lacrime agli occhi. Un’emozione troppo forte da nascondere, anche per un duro come lui. Un anno fa lo ha raccontato a ‘Roma TV’.
“Quella serata è un ricordo bruttissimo. Ero in panchina, mi sentivo impotente, è stato uno dei momenti più brutti della mia carriera. Ci credevamo tanto, è un rimpianto a vita”.
Il pianto del francese è diventato il manifesto di una serata da incubo. Rosella Sensi nel post si appellò all’arbitro e agli errori nella direzione di gara. L’Inter 24 ore prima aveva fatto il suo battendo l’Atalanta, si era riportata in testa alla classifica. Aspettava il risultato della Roma. Sconfitta. Dopo 24 risultati utili consecutivi. Gli uomini di Mou avrebbero vinto le ultime tre gare, tenendo dietro gli scalpitanti giallorossi. A Siena il trionfo, il secondo tassello del Triplete. La Roma, sconfitta anche in finale di Coppa Italia, a raccogliere i cocci.
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